Gli impressionisti godono di ottima fama e spesso, troppo spesso, capita di ritrovare le loro opere esposte in qualche museo italiano. Si sa, la loro arte cattura, il modo di imprimere il colore sulla tela non lascia scampo e soprattutto la capacità di evocare "la sinfonia della natura" è unica. E proprio alla musicalità dei loro dipinti che viene dedicata la mostra Da Corot a Monet allestita al Complesso del Vittoriano di Roma, che sembra voler continuare il percorso iniziato con la precedente esposizione dedicata a Renoir.

Il tentativo è lanciare una lettura moderna dell'impressionismo. Da una parte come frutto di un gruppo di artisti ecologisti e dall'altra come rappresentazione del paesaggio nella sua essenza, oltre che come evocazione simbiotica di passato e presente, di natura ed evoluzione della società. Questo equilibrismo sottile tra ciò che Dio ha creato e ciò che l'uomo edifica è visibile nella sezione dedicata alla "Città". Qui si incontrano soprattutto opere di Jean-Baptiste Guillaumin, di cui si apprezzano le acqueforti, esempio iniziale della prospettiva ambientale/industriale. Quasi di riflesso ecco i suoi oli su tela come La Pointe d'Ivry (1875-1880), dove la passeggiata tra i boschi porta alle torri fumanti delle fabbriche oppure al viadotto che domina le acque della Senna ne La Senna a Rouen.

Anche Monet si concede alla città: la neve copre lo splendido prato senza tralasciare i tetti delle case, mentre la bellezza de I giardini delle Tuilieries (1876), osservati dall'alto, concede spazio allo skyline definito dalle sagome dei templi moderni. Pissarro (La Senna a Bougival) traccia nel fiume che attraversa Parigi, metafora dell'integrazione tra società e natura, un traghetto, simbolo dei tempi che corrono. Finisce qui la parentesi dedicata al contatto tra due realtà opposte e allo stesso tempo coesistenti.

Per il resto è un'unica "sinfonia della natura", come cita il sottotitolo della mostra. Si contano circa 170 opere tra dipinti, acqueforti e fotografie di Cuvelier, Le Gray, Le Secq e altri, queste ultime per la prima volta esposte in Italia. Si inizia il cammino dalla scuola di Barbizon con Corot, Rousseau, Diaz de la Peña e Daubigny; gli artisti "ascoltano la loro vera maestra", scriveva Renoir, "la natura". Ecco allora gli scorci della foresta di Fontainbleau, primo esempio della cosiddetta pittura en plain air; le paludi, i fiumi, gli stagni e i prati si lasciano baciare dai pennelli degli Impressionisti che porgono attenzione ai giochi di luci e di riflessi.

Giochi molto più evidenti alla presenza degli specchi d'acqua di Alfred Sisley, "il pittore di fiumi", che racconta gli effetti riproduttivi e distruttivi dell'agente che infonde vita organica. Suoi sono L'inondazione a Port-Marly (1872), La Senna a St. Mammès (1882) e L'inondazione a Moret (1979). Poi parlano i boschi e i prati colpiti dal sole di Pissarro, il Campo di papaveri a Vétheuil (1880) di Monet e ancora le distese di Guillaumin, per poi giungere alla fine del percorso al concetto di natura come rifugio, rappresentato da Renoir, Pissarro e Monet che lascia sempre di stucco con le sue, direbbe Dante, "sempiterne" Ninfee.

Da Corot a Monet. La sinfonia della natura
Fino al 29 giugno
Complesso del Vittoriano, Roma A cura di Stephen F. Eisenman
Biglietti: € 10,00; € 7,50
Info: 066780664
www.comunicareorganizzando.it

Galleria fotografica

 

Shopping24